- Prima di parlare de “Il libro dell’incontro”, quando hai incontrato il terrorismo?
Negli anni Settanta molti giovani dei gruppuscoli della sinistra extraparlamentare, che fecero allora la scelta di lotta armata, erano frequentatori del Circolo culturale Carlo Perini, da me fondato nel lontanissimo ottobre del 1962 ai tempi della Nuova Frontiera kennediana, dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II ad opera di Papa Giovanni XXIII e alla realizzazione del Primo Governo di Centro-sinistra teorizzato e voluto da Aldo Moro nel Congresso nazionale della DC a Napoli; realizzato nella primavera del 1963 con l’inserimento del Partito Socialista dell’on. Pietro Nenni nella conduzione del governo del Paese.
L’Ossevatorio del Circolo culturale Perini a Quarto Oggiaro, in via Val Trompia 45/A fino al 2004 ed oggi Fondazione con sede in via Aldini, 72 dal 2004, ossia da oltre 55 anni, continua ad essere un luogo e uno spazio sociale del dialogo interculturale e del confronto civile e democratico.
Il clima del quindicennio 1968-1983 era incandescente di scontri politici, sindacali, studenteschi e ideologici; io ero un cattolico democratico aderente alla sinistra di Base della DC mianese facente capo al partigiano cristiano Giovanni Marcora e all’intellettuale Luigi Granelli e in quanto tale ero un simbolo, un “nemico di classe” da abbattere.
Un primo atto terroristico lo subimmo il 21 giugno 1971 da parte di 80 picchiatori neofascisti che assalirono la sede del nostro circolo, con relativa devastazione dei locali del Centro Sociale e due feriti lievi. Il processo, per la presenza di un magistrato al nostro dibattito, fu spostato al Tribunale di Venezia e solo cinque anni dopo si potè celebrare con la condanna di 15 neofascisti molti dei quali indagati per la strage di piazza della Loggia a Brescia. Non furono sufficienti i fascisti del gruppo “la fenice”, fondato da Giancarlo Rognoni di Pavia e collegato a Ordine Nuovo dei padovani Freda e Ventura, per mettere il bavaglio al Circolo culturale C. Perini.
Dieci anni dopo, il 1° Aprile 1980, sono stato oggetto personalmente di un secondo attentato terroristico da parte delle brigate rosse della colonna Walter Alasia e fui gambizzato nella sezione della DC di via Mottarone 5, in un quartiere popolare della periferia di Milano, assieme ai tre amici di partito (Emilio De Buono, Eros Robbiani e l’on. Nadir Tedeschi), in un’azione di rappresaglia terroristica da parte dei brigatisti rossi per vendicare i quatro terroristi uccisi il “28 marzo 1980 dai Carabinieri del Nucleo speciale antiterrorismo del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa , in via Fracchia a Genova.
Fui processato, derubato, insultato e sparato alle gambe al grido “Ecco quello che merita il servo di Kossiga”! Fui accusato di essere colpevole di fare cultura, col Circolo Perini, per il sistema politico dominante, ingannando gli abitanti del proletariato e sottoproletariato urbano della periferia milanese.
- Dal saggio di Franco Bonisoli e Agnese Moro (da pag. 351 a pag. 371) si apprende che avevi già incontrato gli ex terroristi ben prima dell’esperienza nel Gruppo descritta nel libro …
Dal momento del mio ferimento, che ha traumatizzato per sempre la mia vita, ho sperimentato per cinque anni un percorso di straordinaria umanità fatta di conoscenza, vicinanza e comprensione con gli ex terroristi, con incontri, testimonianze, confronti e scontri. Volevo lasciarmi alle spalle la mia vicenda dolorosa degli “Anni di piombo” e cercare di capire una tragedia nazionale, per verificare sia se si potesse raggiungere una “verità riconciliata”, sia se si potesse dare voce anche alle vittime, allora silenti (e che avrebbero poi vissuto per 30 anni nella solitudine e nell’emarginazione).
I primi tentativi di dialogo iniziarono a partire dal 1981 in poi, ma già nel 1971 avevo ospitato, in una giornata di Domenica, Renato Curcio col suo collettivo metropolitano nella sede del Perini, pensando ingenuamente, che si trattasse di giovani bisognosi di uno spazio per incontrarsi e discutere senza violenza,
Nel lontano 1988